“Passerà anche questa stazione senza far male, passerà questa pioggia sottile come passa il dolore”
(De Andrè)
C'era stato già il ponte che con il suo crollo ci aveva scioccati dandoci il senso dell'ineluttabilità delle cose. C'era stato il suo terribile e violento cedimento a farci prendere contatto con la separazione, con la distanza forzata, con la perdita, con la morte e con la rabbia. Solo due anni fa Genova alla vigilia di una festa, aveva dovuto fermarsi, sgomenta per aver subito una ferita così lacerante come la perdita di quelle vite che inconsapevoli percorrevano i lembi di una terra che ha costruito ponti, tunnel e gallerie per poter comunicare meglio, per poter passare da un luogo all'altro con più facilità e minor tempo.
Il tempo...una dimensione con la quale stiamo venendo sempre più in contatto, un concetto che abbiamo preso l'abitudine di dare per scontato. C'è tempo, ci sentiamo spesso dire...Forse dovremmo imparare a dire che c'e "un tempo", che ognuno di noi ha una propria clessidra dal contenuto variabile, e che dobbiamo imparare a conoscere, che dobbiamo imparare a sentire e a vivere. E una volta all'interno della propria clessidra, dobbiamo entrare in contatto con tutto il nostro Essere, con i suoi reali bisogni, non quelli indotti, con il suo ritmo, non quello dettato da altri, con la propria energia, non quella che dovremmo avere perché si pensa sia meglio così.
Spesso con i miei pazienti si parla dell'importanza di imparare a stare con se stessi, non soli dunque, bensì in compagnia di se stessi per scoprire che in realtà soli non lo si è mai. Separarsi è un processo importante perché è proprio grazie ad esso che noi veniamo al mondo: noi nasciamo da un parto ovvero da un atto di espulsione naturale che diventa vitale affinché madre e figlio/a possano continuare a vivere in maniera autonoma. In realtà il bambino suppure impari a respirare da solo, è ancora ancorato totalmente al mondo esterno, alla madre, ai genitori, per poter essere nutrito e accudito. Stare vicini, far sentire calore e prossimità è fondamentale. È una sorta di fase transitoria che aiuta madre e bambino/a a comprendere che possono piano piano staccarsi senza timore di perdersi e quindi di morire. Sì, perché è questa l'angoscia che più attanaglia le persone, l'angoscia di morte, come se separandosi e quindi non potendosi più toccare o vedere, potesse accadere qualcosa "di brutto" e di non poter far nulla per rimediare, per salvarsi.
Più persone in questi giorni mi hanno chiesto cosa ne pensavo del "saccheggiamento" dei supermercati e del fatto che le persone comprassero in particolare pasta, farina, zucchero e sale … oltre alla carta igienica :).
Possiamo comprendere questo comportamento solo se lo mettiamo in collegamento con l'angoscia di separazione, quella stessa che abbiamo provato nel momento in cui non abbiamo più ricevuto cibo o cure o amore, quel momento in cui abbiamo temuto che qualcuno non ce le potesse o volesse più dare, per paura di non esserne degni o per eccessive spinte ad autonomie precoci o per negligenza.
Le scelte alimentari non sono mai casuali. Ognuno di noi sa istintivamente e particolarmente in momenti di stress, di quali alimenti o ingredienti ha bisogno. Si attiva in noi l'istinto primordiale di sopravvivenza e la memoria che ognuno di noi conserva nel proprio archivio genetico del contenuto di questi alimenti stessi. Pensate ai carboidrati. Qual'è la parola che più associate istintivamente? Forse carburante?
Pensate che i carboidrati insieme a lipidi, proteine e acidi nucleici costituiscono una delle quattro classi principali di molecole organiche biologicamente essenziali presenti in tutti gli organismi viventi. Derivano dal processo di fotosintesi clorofilliana e quindi rappresentano la maggior parte della materia organica presente sulla Terra. Essi sono contenuti non solo nella pasta, ma anche nelle verdure, nella frutta, nei legumi. Sono la principale fonte di energia nell'alimentazione mediterranea. Fanno cioè parte del nostro corredo genetico. È per questo che le persone sono corse a rifornirsene, proprio come si fa quando abbiamo il serbatoio del nostro mezzo a motore vuoto. Chi di voi ha vissuto l'esperienza di uno sciopero di benzinai e ha avuto proprio in quel momento bisogno di carburante, sa di cosa sto parlando.
Si è a secco e si ha paura di rimanere a piedi e molte volte isolati.
Forse proprio in questo momento in cui siamo costretti ad un isolamento forzato possiamo comprendere perché stiamo facendo tanta fatica a "stare a casa". Si attivano paure ed ansie verso l'ignoto e il bisogno di essere rassicurati. Ed il cibo si sa ha una grande valenza in tal senso.
Approfittiamo di questo tempo per rallentare, per dare senso e voce a ciò che stiamo provando. Scriviamo, disegniamo, coloriamo mandala e scambiamoci messaggi e parole di sostegno. Questo è il tempo della cura di sé e del Sè e della consapevolezza.
Anna Scelzo® - Nulla é un Caso - tutti i diritti sono riservati ®Dott.ssa Anna Scelzo
Psicologa Psicoterapeuta a Chiavari
Psicologa Psicoterapeuta a Chiavari
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